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Il G20 2018 e l’anima europea pro cripto

Terminati i lavori al G20, il forum dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali dei paesi più industrializzati, che ha l’obiettivo di favorire l’internazionalità economica e definire le azioni comuni per sostenere nuove economie di sviluppo. I paesi e le organizzazioni che hanno preso parte al summit, rappresentano oltre l’80% del PIL mondiale, tra questi anche l’Unione Europea.

Se si vuole capire in modo approfondito cio’ che è accaduto al G20, l’ultima cosa da seguire sono le quotazioni delle cryptocurrencies, perché non hanno nulla a che fare con la posta in gioco.

Fatta questa doverosa premessa, ecco uno schema del primo scambio di vedute avvenuto al G20 tra Francia, Germania e FSB.

Il Financial Stability Board (FSB) è in due parole l’organo che esprime il punto di vista di quasi tutte le Banche Centrali del mondo (il Board infatti è interamente finanziato dalla Bank of International Settlement, che a sua volta è l’organo di coordinamento di tutte le Banche Centrali).

E nel suo rapporto inviato al G20 (sollecitato tra l’altro proprio da Francia e Germania prima dell’inizio di questa riunione) il FSB ha davvero affermato che, data la loro insignificanza in termini di capitalizzazione in rapporto al PIL globale, le cripto non sono una minaccia (per ora) al sistema monetario.

Si tratta di una affermazione tecnicamente ineccepibile, ma anche molto ovvia.

E’ come se le Banche Centrali dicessero al mondo che al momento si atterranno ai loro compiti istituzionali (che hanno a che fare quasi esclusivamente con la stabilità monetaria) e non si faranno tirare per la giacchetta verso altre discussioni che non le competono.

Subito dopo, nella loro dichiarazione congiunta (di cui finalmente parliamo), Francia e Germania sembrano ricalcare fedelmente il punto di vista del FSB in materia di stabilità finanziaria (le cripto non sono un problema, per ora), per poi pubblicizzare le loro rispettive normative in materia di antiriciclaggio, auspicando che altri paesi le adottino quanto prima.

Per essere piu’ precisi, in questo documento congiunto, Francia e Germania sottolineano 4 temi cruciali che secondo loro vanno analizzati:

  1. La tendenza della blockchain a “tokenizzare” le proprie attività imprenditoriali.
    Il sistema di finanziamento delle ICO tende a far confondere i progetti con i token di cui sono espressione. E l’inettitudine dei regolatori, secondo loro, non aiuta a fare chiarezza in tal senso.
  2. Le cripto non sono una minaccia alla stabilità monetaria, è vero, ma le cripto fatte dalle banche centrali potrebbero esserlo
    Un’allusione nemmeno troppo implicita al recente esperimento venezuelano e un monito per le Banche Centrali a non starsene troppo in disparte in questo dibattito?
  3. La mancanza di una adeguata informazione sulle criptovalute è un rischio per gli investitori.
    Questo punto lascia spazio a tante interpretazioni, delle quali nessuna sembra convincente. Sinceramente non ho elementi sufficienti per dire cosa potrebbe nascondere.
  4. I governi dovrebbero adottare una normativa antiriciclaggio comune per le cripto.
    E naturalmente dovrebbero ispirarsi a Francia e Germania come a un faro del diritto in questo selvaggio Far West…

L’ultimo punto è ovviamente cio’ che sta piu’ a cuore ai due paesi che hanno rilasciato questa dichiarazione.

A prima vista, sembra che i due paesi stiano semplicemente sponsorizzando al G20 il loro sistema regolatorio…lo stesso che la Germania sta per imporre a tutta l’UE.

Ma visto in un’altra angolazione è anche un invito agli altri paesi a non lasciare sola l’Europa in tal senso, magari tirandole qualche scherzo con normative contrarie che rendano difficile lo sviluppo economico che i due paesi sperano di innescare con questa normativa comune.

La maggior parte dei paesi del G20, con alcune eccezioni, come il Brasile, hanno convenuto di fissare un regolamento comune per la legalizzazione delle criptovalute a livello globale. E non si tratta di una vaga dichiarazione d’intenti, ma di un impegno serio con una scadenza precisa.

Per luglio prossimo, il mondo avrà la sua regolamentazione, che sarà principalmente impostata sulle linee guida del Financial Action Task Force (FATF), una entità intergovernativa che si occupa della lotta al riciclaggio e al terrorismo

La richiesta di Francia e Germania (e Giappone) di limitare la normativa sulle cripto all’ambito dell’antiriciclaggio è stata accolta dagli altri stati membri.

Cio’ vuol dire che la futura regolamentazione, ispirata alle norme del FATF, si limiterà ad obbligare le ICO e le piattaforme di trading ad accertare l’identità dei loro utenti e a divulgare una corretta informazione sui token e i progetti che vi stanno dietro.

Tutte cose che le ICO serie e le piattaforme piu’ comuni fanno già.

E’ molto probabile che la futura normativa sarà molto simile a quella già implementata da Svizzera, Germania, Giappone e Gibilterra, paesi che sono stati l’avanguardia di questa “linea morbida”.

Per questi paesi, l’avvallo del G20 verso la loro politica accomodante è una sorta di autorizzazione a sviluppare le tecnologie, gli ecosistemi e le infrastrutture della blockchain che nelle loro speranze potrebbe mantenere competitiva Europa e Giappone nei confronti dei suoi forti concorrenti (USA, Cina, Russia).

Sarà interessante vedere se la normativa che verrà partorita a luglio modificherà l’atteggiamento dei paesi tradizionalmente ostili alla legalizzazione, come USA e Cina.

Per ora, questi paesi hanno solo fatto una sorta di compromesso con l’”alleanza euro-nipponica”.

Da una parte infatti, come abbiamo detto, i “falchi” anti-cripto (Cina e USA) hanno fatto capire che non ostacoleranno (per ora) le speranze di sviluppo tecnologico nel settore blockchain delle “colombe” (Europa e Giappone).

In cambio, le “colombe” hanno mostrato la loro buona volontà nel supportare i falchi sulla vera posta in gioco al G20: isolare i paesi, come Russia, Iran e Venezuela, propensi a creare delle pericolose “criptovalute di stato”.

Che fosse questa la vera materia del contendere al G20 lo dimostra la dichiarazione delle banche centrali che hanno partecipato al G20 (compresa quella russa) contenente una condanna senza appello all’idea di una valuta digitale “di stato” che permetta a un paese di aggirare il sistema monetario ufficiale e sfuggire cosi’ agli obblighi, alle sanzioni e ai controlli che avvengono attraverso di esso.

Ma al di là delle dichiarazioni e dei proclami, il modo migliore per scoraggiare questi pericolosi esperimenti valutari degli stati ribelli è quello di facilitare, o almeno, non ostacolare troppo, l’affermazione delle criptovalute private (cioè i nostri bitcoin, ethereum e compagnia).

Mettere in competizione le cripto private con eventuali valute digitali di stato è una misura molto piu’ concreta ed efficace di qualsiasi dichiarazione ufficiale.

Ecco perché i “falchi” del G20 hanno acconsentito a creare un’area cripto-friendly in Europa e Giappone, dove si potrà sviluppare una tecnologia e un know-how da contrapporre a quella dei paesi che in futuro oseranno creare delle cripto di stato, contribuendo a complicare lo scenario d’azione per questi ultimi.

Dunque le criptovalute stanno diventando addirittura “utili” per l’establishment?

Diciamo che per ora gli stati che contano hanno deciso di mettere da parte i loro differenti orientamenti nei confronti delle cripto, inaugurando una fase storica in cui queste potranno svilupparsi entro i limiti abbastanza morbidi delle norme varate nel prossimo luglio.

Si tratta di una mossa azzardata da parte di questi governi?

Perché paesi come Cina e America dovrebbero acconsentire ad allevare questa serpe in seno?

La risposta è che, tutto sommato, questi paesi non percepiscono le cripto come una minaccia seria per il sistema.

In caso contrario, stai pur certo che al G20 non avrebbero mai portato avanti un simile compromesso.

Ed in fondo, hanno ragione…

In realtà le infrastrutture con cui ogni giorno utilizziamo le criptovalute sono ancora troppo primitive per permetterci di usarle come sfida all’ordine costituito.

La pax legislativa decretata al G20, da una parte darà il tempo al “sistema” di sviluppare tecnologie sempre piu’ avanzate per un maggior controllo dei cittadini, dall’altra spingerà l’”anti-sistema” ad abbreviare i tempi di realizzazione dei numerosi progetti che permetteranno di aggirare tali controlli.

Cio’ che mi sembra degno di nota è che la resa dei conti forse avverrà in uno scenario in cui le criptovalute, grazie all’accondiscendenza del “sistema”, avranno avuto il tempo di affermarsi in modo irreversibile a livello globale.

Il sistema è sicuro di poterle governare in futuro, ma forse sottovaluta le potenzialità della blockchain, una tecnologia talmente nuova da non permettere previsioni cosi’ ottimistiche.

Una volta che la gente si sarà abituata a usare le criptovalute, potrebbe essere molto piu’ difficile di oggi arginare l’adozione di tecnologie che permettano di usare la blockchain al 100% , piuttosto che nella debole e vulnerabile forma ibrida attuale.

Siamo solo agli inizi. Davvero.

E forse questa volta l’eccessiva sicurezza sui propri mezzi ha spinto l’establishment a concedere un po’ troppo al suo temibile avversario.

Riassumendo, il bilancio che possiamo trarre sulle discussioni finora avvenute al G20 è:

  • le Banche Centrali non sono propense a seguire troppo da vicino le preoccupazioni dei governi in materia di regolamentazione delle cripto
  • Fra i governi, quelli Europei cercano di creare un fronte comune per condurre la discussione verso una pax legislativa globale che consenta all’Europa di utilizzare in santa pace questa tecnologia senza impedimenti da parte di USA e Cina.

Non male come inizio, ma ancora nulla di concreto, tutto sommato.

                                                                                                                               scritto da Alpha Media Research Sagl

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